Solo una parola

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Dimmi una parola sola, che mi sfiori e che mi faccia muovere, io che quella parola cerco di trovarla e che mi faccia smuovere ora. E’ una richiesta d’aiuto, perché è troppo che non rido, non scherzo, che con un nodo stretto in gola mi imponi ancora di credere ed accettare le tue regole, quelle di una donna che è tutte le donne, che, stanca di scegliere, sceglie il senso della noia. Anche ora sei come ti volevo amare ed è certo che questa fine non è come io volevo e come tu la volevi. Dimmi una parola sola ora che sono finite le scuse, le lacrime, le motivazioni che fino all’ultima nostra ora mi tenevano legato alla tua bocca, salvato non dal tuo perdono ma dal tuo riavvicinarmi a te. Una parola e le mie mani lentamente smetteranno di cercarti. Dimmi solo se è questo ciò che volevi, perché mi hai avvicinato a te, perché poi dopo poche ore mi hai soppresso. Anche lo sguardo arcigno che mille volte mi ha lanciato è un modo per tenermi qui, per sfiorarti con gli occhi e stringerti tra queste righe che altrettante mille volte tu hai letto. Ed è per questo motivo che io sono qui ancora a scrivere, perché è l’unico modo che ho per parlarti e so che al tuo ritorno le leggerai. Dimmi una parola sola, che non sia basta, esci, dimentica, scorda. Forse scrivere lo è solo per me, per ammettere che non riaccadrà tutto questo dolore, che devo capire come la volontà di dire basta si spiega ma non si piega quanto la fermezza di trovarvene una spiegazione. Dimmi allora con questa mia nuova confessione una parola sola che mi sfiori e che mi faccia muovere verso di te con un animo nuovo. Dimmi solo una parole che mi faccia muovere da me con un dolore antico.